Macchine per ceramica, nel 2024 il settore italiano perde il 23%
I dati consuntivi confermano le previsioni: il fatturato dei costruttori italiani si ferma a 1,82 miliardi di euro, dopo che il 2023 aveva segnato il record all time. Il Presidente Lamberti: “Risultati purtroppo attesi. E sul 2025 pesano dazi e guerre”.
Luca Baraldi, MECS-Acimac ([email protected])
I dati consuntivi confermano le previsioni dello scorso dicembre. Dopo un biennio di crescita sostenuta (+39% nel 2021 e +14% nel 2022) e il record storico dei 2,37 miliardi di euro toccato nel 2023, il settore italiano dei costruttori di macchine per ceramica si lascia alle spalle un 2024 segnato dalla perdita di quasi un quarto del fatturato, per la precisione un -23% rispetto al 2023. Il giro d’affari del comparto scende a 1,82 miliardi di euro, riportandosi poco sopra i livelli del 2019.
A certificarlo è la 33a Indagine Statistica Nazionale realizzata dal Centro Studi Mecs – Acimac e presentata all’Assemblea annuale dei soci Acimac il 2 luglio a Sassuolo.
La frenata nel ritmo di crescita già registrata nel 2023 (+0,9% quell’anno) si è quindi riverberata nell’anno successivo con performance negative in tutti gli indicatori principali.
Le vendite sul mercato domestico hanno perso il 17,6%, scendendo da 648 a 534,3 milioni di euro.
Più netto il calo delle esportazioni (-25%), scese dai 1,724 milioni di euro del 2023 ai 1,290 milioni del 2024, pari al 70,7% del fatturato totale.
Piccole, invece, le variazioni sulla struttura delle imprese: le aziende attive nel 2024 erano 135 (tre in meno rispetto al 2023) con 7.152 occupati (-1,8% sull’anno precedente).
I mercati internazionali
Sono solo due le aree geografiche in cui le esportazioni di impianti italiani sono cresciute nel 2024: l’Africa, dove le vendite di tecnologia italiana sono salite a 144 milioni di euro (+5,2% sul 2023) confermando il trend positivo dell’anno prima (+51% sul 2022); e la Cina, che ha segnato un +13,7% a 51 milioni di euro, recuperando parte della flessione dell’anno precedente.
Col segno meno tutte le altre macroregioni, a partire dall’Unione Europea, la prima area di destinazione delle macchine italiane: sui mercati UE le vendite sono scese a 335,6 milioni di euro, segnando un -13,4% sul 2023 che già aveva perso il 27,6% sul 2022.
L’export in Asia (esclusa la Cina), che nel 2023 era cresciuto del 14%, ha perso il 37,7% nel 2024 scendendo a 184,4 milioni di euro. Simile l’andamento in Medio Oriente che, dopo il +7% del 2023, ha perso il 22,8% nel 2024 scendendo a 183 milioni di euro.
In forte contrazione anche le vendite nel continente americano. L’export in Sud America si è fermato a 176 milioni di euro, perdendo il 41,7% su un 2023 che aveva invece performato molto bene; le vendite in Nord America sono scese a 104 milioni di euro, con una flessione del 42%.
Infine, i mercati europei extra UE, dove la contrazione è stata del 21,4% con ricavi a 110 milioni di euro.
I settori clienti
Nel 2024, tutti i sei settori clienti delle macchine per ceramica – piastrelle, sanitari, laterizi, stoviglieria, refrattari, ceramica tecnica – hanno registrato una contrazione delle vendite.
Il settore delle piastrelle conferma il suo peso predominante (l’83,5%) nella composizione del fatturato totale, ma registra anche l’impatto negativo maggiore in valore assoluto: le vendite di macchinari per la produzione di piastrelle e lastre sono scese dai 2 miliardi di euro del 2023 a 1,52 miliardi nel 2024 (-23,9%), con il mercato italiano in flessione del 17,2% (475 milioni di euro) e i mercati esteri in contrazione del 26,5% a 1.048 milioni di euro.
Il settore dei laterizi si è fermato a 101,4 milioni di euro, perdendo il 24,6% sia sul mercato domestico (18,5 milioni di euro) sia sui mercati esteri (82,9 milioni di euro).
Stessi ricavi anche dalle vendite di macchine per la produzione di sanitari (101,4 milioni di euro, 14,1%), con il mercato italiano a 23,5 milioni di euro (-10,8%) e il fatturato estero sceso a 77,9 milioni di euro (-15%).
Le vendite di macchine al settore dei refrattari (81,4 milioni di euro) hanno registrato la contrazione più leggera (-4%), grazie alla tenuta sui mercati esteri (+0,5%) che però non ha compensato il -20% sul mercato domestico.
Seguono il settore della stoviglieria (12,4 milioni di euro; -54,6%) e quello della ceramica tecnica (5,2 milioni di euro; -36,4%).
Le tipologie di macchine
Pochi i cambiamenti rispetto al 2023 per quanto riguarda le quote di fatturato realizzato dalle varie tipologie di macchine.
Al primo posto salgono le macchine per la formatura con ricavi per 332,3 milioni di euro (-18,5%), seguite dagli impianti per la preparazione delle materie prime (246,5 milioni di euro; -41%) e dalle macchine e utensili per la finitura (245,4 milioni di euro; -9,8%). Troviamo poi i forni (195 milioni di euro; -21%), le macchine per la decorazione digitale (187,7 milioni di euro; -1%), gli impianti per la movimentazione e stoccaggio (183,4 milioni di euro; -28,5%), gli stampi, le macchine per la smaltatura e decorazione tradizionale, le linee di scelta, confezionamento e palettizzazione e gli impianti per l’essiccazione.
Interessante anche notare quali siano le tipologie di macchine più vendute sul mercato italiano e quali quelle più richieste sui mercati esteri. In entrambi i casi, il 2024 conferma il trend già osservato nel 2023: in Italia la quota maggiore di fatturato è stata generata dalle tecnologie per la finitura (105 milioni di euro; -3,4%), seguite da quelle per lo stoccaggio e movimentazione (64,5 milioni di euro; -28%); all’estero invece, le tecnologie più vendute sono state quelle per la formatura (276 milioni di euro) e per la preparazione terre (189,5 milioni di euro).
Le aspettative per il 2025
L’Indagine Statistica realizzata dal Centro Studi Mecs-Acimac ha anche rilevato le aspettative delle imprese del settore per l’anno in corso, che si sta caratterizzando per il proseguimento delle problematiche riscontrate nel 2024. Ne emerge che il 26,5% delle aziende stima comunque una ripresa delle vendite, contro un 40,3% che prevede risultati stabili sul 2024 ed un 33,3% che si aspetta un ulteriore calo dell’attività.
“Danneggiati anche dalle tensioni geopolitiche”
Il Presidente di Acimac Paolo Lamberti commenta i dati, offrendo più chiavi di lettura:

«L’anno scorso il settore si è ritrovato stretto in una morsa tra una crisi congiunturale e alcuni fattori endogeni, come una certa competizione internazionale spregiudicata e l’innalzamento dei costi di produzione. Ora, questa morsa, se possibile, si è fatta ancora più stretta, visti i dazi americani, i continui dietrofront della Presidenza Trump che creano incertezza, e i nuovi fronti di guerra in Medio Oriente. Permangono poi le conseguenze del conflitto in Ucraina, con la Russia ancora esclusa dalle relazioni commerciali per via delle sanzioni, e i costi elevati dell’energia, che incidono sulle produzioni dei clienti non solo in Italia o in Europa, ma anche in Asia.
Sulle dinamiche geopolitiche possiamo muovere poche leve: dobbiamo però rimboccarci le maniche nel ribadire in ogni ambito e in ogni mercato tutte le qualità del made in Italy. Non a caso, nel 2024 abbiamo voluto riassumere tutte le caratteristiche di qualità, innovazione e affidabilità delle nostre tecnologie nel nostro nuovo brand “We Are Acimac”.
Per una ripresa degli investimenti nel mondo dobbiamo guardare al 2026. Intanto però mi preme sottolineare alcuni aspetti positivi: la decorazione digitale ha lamentato un calo molto modesto delle vendite (-1%), mentre performano meglio della media, pur nella complessiva contrazione, anche le macchine per la finitura e il comparto degli stampi.
Nel generale clima di rallentamento, poi, anche la performance di alcune destinazioni geografiche dell’export mantengono una dinamica meno negativa e, in alcuni casi, addirittura positiva: è il caso dei volumi di vendite destinate all’Africa e alla Cina, entrambi in crescita. Anche l’export verso l’Unione Europea diminuisce, ma molto meno della media».

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